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Frankel

"Canta il vento tra la sua criniera e dalla coda agita le falde che come ali ondeggiano impennate". Se non ci fosse qualche secolo che li separa sembrerebbe che questi versi Shakespeare li avesse creati per Frankel, l'invitto campione del principe Khalid Abdullah allenato da Sir Henry Cecil che con la vittoria numero tredici della sua carriera il 22 agosto 2012 a York nelle Juddmonte International Stakes sui 2092 metri ha definitivamente attirato l'attenzione mediatica globale. Come nei dipinti di Lucio Fontana e nelle opere di Salvatore Emblema culmine massimo dello spazialismo che utilizza la luce come mezzo per oltrepassare la tela dando una bidimensionalità all'opera, così le gesta di Frankel superano l'ambito ippico per estendersi oltre la pista. Il figlio di Galileo e Kind, che prende il nome dal compianto allenatore americano Bobby Frankel, ha messo a tacere chi pensava non avesse la stamina per superare il miglio dopo aver ottenuto dal timeform ( l'organo internazionale che assegna il rating in libbre ) in giugno, dopo la roboante prestazione nelle Queen Anne a Royal Ascot il massimo storico di 147. Tanto per intenderci e dare l'idea Ribot si fermò nella valutazione a 142. Come diceva Mark Twain é dalla differenza di opinione che nascono le corse dei cavalli e i paragoni con i campioni del passato si sprecano e in alcuni casi non reggono. Le epoche, gli avversari, le circostanze così volubili e così minime, ma allo stesso tempo essenziali non rendono possibili paragoni così netti e assoluti, ma solamente raffonti tra carriere similari. I due nomi che vengono alla mente sono quelli di Brigadier Gerard e Tudor Minstrel, appaiati a quota 144 nella lista del Timeform. Brigadier Gerard in una carriera da Champion miler venne sconfitto solamente in una occasione: nel 1972 da Roberto proprio a York nella prima edizione delle International ( allora denominate Benson and Hedges stakes ) mentre Tudor Minstrel dopo aver vinto le 2000 ghinee a Newmarket sui 1600 con il margine record di 8 lunghezze finì quarto da favorito nel derby di Epsom sui 2400 metri e secondo a Sandown nelle Eclipse sui 2000 per mancanza di stamina. Quindi Frankel è più forte dei due? Forse per sillogismo Aristotelico può darsi, ma per la storia non è così matematico. Frankel è Frankel, Brigadier Gerard è Brigadier Gerard e così via. Forse nel momento della singola prestazione e solo in quel momento potrebbe esser stato loro superiore. Già l'istante, il momento, quell'infinitesimale attimo tanto caro e di successo per Warhol e così attuale per Carlos Fuentes che recita: " l'istante contiene la memoria del passato e il seme del futuro". In realtà il ragionamento sta tutto in queste righe. Il raffronto con il passato è d'obbligo per chi vuole migliorarsi e guardare avanti portando con sè segni di chi ci ha preceduto nel percorso. Frankel è il trait d'union tra due epoche, è la scossa per tutto il movimento ippico, e speriamo anche quello italiano. Frankel è il graffio sulla tela, è il Bolt delle piste, è il dj che riempie la pista, è il giro di chitarra che carica il rock. In ognuna delle corse che lo ha visto protagonista è sempre migliorato scandendo parziali impossibili da tenere per gli avversari mostrando una condizione atletica ed una forza nel posteriore senza eguali. La conformità delle piste affrontate ha fatto emergere che percorsi privi di curve come a Newmarket esaltano tutta la sua potenza.

Il suo inteprete abituale, Thomas P. Queally in gara ha fatto talvolta da semplice passeggero solo assecondando il suo campione.

Tom, irlandese di Dungavan è prima monta di Cecil dal 2009. Non si può certo dire che sia uno dei top jockey in circolazione, ma la sua serietà e dedizione al lavoro lo ha portato fin qui. C'è da dire poi che nello sport in genere il campione che vince sempre crea a volte un po' di antipatia schierando la massa verso il "Davide" di turno. Nell'ippica questo aspetto è praticamente sconosciuto. Il campione che vince aumentala sua popolarità e il suo appeal verso la gente in maniera esponenziale. Parafrasando Pam Brown, " un cavallo, forte, potente, bello, è la proiezione dei sogni che la gente fa di se stessa e ci permette di fuggire dalla nostra esistenza quotidiana". La gente si rispecchia nel proprio campione nella massima trasparenza delle sue gesta. Ora per Frankel si aprono le porte dell'allevamento dopo la 14esima gemma arrivata il 20 ottobre nel fango di Ascot nelle Champion Stakes, traslocate da qualche anno da Newmarket e che con l'aggiunta della curva ( a Newmarket si correvano in pista dritta) perdono un po' del loro fascino: rimane forse il rammarico di non averlo visto al via a Parigi la prima domenica di Ottobre nell'Arc de Triomphe sui 2400 metri in un contesto più duro, ma senz'altro più importante. Cecil non ha mai vinto la classica che consacra nell'olimpo dell'ippica e i 2400 metri del Bois de Boulogne di Longchamp sono e lo saranno ancora per molto, in una miriade di prove milionarie del calendario internazionale che si reggono sulla sabbia, il metro di giudizio per sedersi al tavolo dei grandi. Ma tant'è la decisione al riguardo è spettata agli uomini che hanno deciso per il tributo e per gli onori della folla ( 32000 ad Ascot per l'occasione) senza attraversare la Manica.

Luca Zavatteri



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