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La leggenda del Cobra

Vi presentiamo oggi una nuova rubrica che andrà ad affiancarsi al "Nap of the Day" & "Eye Catcher", tradotti in lingua indigena "Cavallo del giorno" & "Buono per la prossima".


Premettiamo che la rubrica "Il morso del Cobra" è per giocatori atipici.

Gente, cioè, disciplinata che prende il gioco come una roba seria; che studia si tutti i programmi

di corsa ma soltanto per fare massima selezione andando a scegliere quelle poche corse,

apparentemente giuste, su cui puntare o meglio investire.


Poche giocate quindi e solo quando appare una preda semi-agonizzante da colpire.

E se non appare, si sta fermi senza tirare fuori un euro dalle tasche se non per birra & sigarette.

Probabilmente i post non saranno così frequenti o, comunque, saranno pubblicati soltanto quando il Cobra, facendo capolino dalla sua teca, avrà deciso che è il momento giusto per andare a colpire.

Si sconsiglia vivamente la lettura ai giocatori compulsivi per quanto il Cobra, fosse stato al Governo, anzichè il Reddito di Cittadinanza, avrebbe dato una SNAI CARD, carica ed illimitata, a tutti...così; di default.


Ma passiamo adesso a raccontarvi, dove nasce la sua LEGGENDA.


LA LEGGENDA DEL COBRA

Lo scenario, l'Ippodromo Caprilli, estate 2008.

Il palcoscenico, il Criterium Labronico, ai tempi ancora marcato come Listed Race. Kagera (Endo Botti) e Meracus (A. Botti) i più attesi anche se le voci da Cenaia davano una Good Karma in forma strepitosa come dimostrava l'hat trick a seguire firmato dalla femmina al Casalone in poco più di un mese. Imbattuta.

Ma torniamo al Cobra. Il termine deriva dal portoghese, cobra-de-capelo, tradotto in lingua italiana "serpente con il cappuccio". Il Cobra in questione, però, non è un serpente. E non ha neanche il cappuccio, seppure abbia, da tempo immemore, una gloriosa criniera oggi un pò brezzolata e meno folta di ieri ma pur sempre tale da far invidia a tanti quarantenni spelacchiati come il sottoscritto.

Il nostro Cobra, come l'omonimo vertebrato che striscia, vive fin dalla nascita nella sua teca livornese sita in Piazza della Vittoria, già Piazza Magenta. Esce raramente e soltanto in occasione dei primi caldi che coincidono incidentalmente con le classiche riaperture del galoppo che conta, sia in Italia che abroad. E' stato praticamente, in carriera, ovunque.

Tornando però all'inizio della sua leggenda, quel ferragosto, il Cobra, uscendo dalle sue abituali 18 ore di sonno quotidiane, usciva dalla teca per dirigersi nel suo habitat naturale, l'ippodromo. Non era uscito a caso. Il Cobra limita, infatti, al minimo le sue sortite.

Ma quella sera c'era una buona ragione.

Quella ragione si chiamava Good Karma, la femmina volante, ma un pò bisbetica, che già in tre occasioni aveva contribuito a sfamarne l'appetito.

Le lavagne eleggono Kagera e Meracus cofavoriti aprendo a 3 contro 1. Good Karma invece viene offerta a 4 contro 1.

Il Cobra punta deciso verso la preda, uno dei malcapitati bookies labronici di cui per rispetto omettiamo l'identità anche se possiamo anticipare che nonostante quella serata resta tutt'ora vivo e vegeto e continua a svolgere la sua onorata professione di banco.

Partono, in un secondo e mezzo, 5 verdoni su Good Karma, 200 V/300 P. Il Cobra sale sulla tribunetta a metà retta per godersi lo spettacolo, già pregustandosi il lauto pasto.

Sono le 23 circa. Cavalli nelle gabbie, lo starter dà il via, partiti. Dopo pochi metri cade, purtroppo, un fantino. Si tratta di Erik Fumi in sella al cavallo Fumoso. Il fantino giace a terra, non si muove, pubblico con il fiato sospeso dalle tribune. Dopo pochi istanti, la sirena inizia a suonare. I cavalli si fermano, la corsa è annullata. Fumi ha battuto la testa e lì per lì non riprende conoscenza. Arrivano i primi soccorritori, poi l'ambulanza e pian piano anche i fantini a piedi, tutti intorno ad Erik Fumi che verrà poi portato in ospedale.

Ma come si sa, the show must go on!


Sì...ok, ma era iniziato lo spettacolo o no? La corsa si ripete. Il cavallo Fumoso è montato adesso dal fantino Sanna. Di nuovo tutti alle gabbie di partenza. Tutti tranne uno. Manca uno dei cavalli favoriti. Anzi, proprio uno tra quelli, alla fine, più giocati; manca proprio lei, Good Karma. Il team Botti ha deciso, durante questa sospensione, di ritirare la sua bella ed imbattuta cavalla. In quel frangente di gara era parsa troppo nervosa, scartando in curva.

La cavalla quindi non viene presentata alle gabbie di partenza.


Lo starter dà nuovamente il via. Si riparte.

Vincerà agilmente Meracus, sempre scuderia Botti, montato da Fabio Branca, che si aggiudica il Criterium. Tutti in premiazione. Ma poco dopo la festa, la bagarre. La punta che aveva scommesso sulla femmina ritirata si presenta ai bookies per i rimborsi di rito.

Ma di rimborsi neanche l'ombra.

Il regolamento parla chiaro, o meglio poco chiaro, ma si comunica dai microfoni che in questa fattispecie non è contemplato rimborso in quanto la cavalla risulta partita. Partita di che?

Ma se la corsa è stata annullata?

Questo il grido di centinaia di scommettitori.

Chi urla, chi chiede il regolamento. Tutti inferociti ad assediare il direttore D'Alesio, che spiega, o meglio, tenta di spiegare un regolamento che anche lui non capisce nè condivide. Ma quello è. E quel regolamento fa sì che le scommesse fatte sul cavallo numero 5 siano da considerarsi tutte valide e non rimborsabili.

Una beffa memorabile per centinaia di scommettitori: non soddisfatti e non rimborsati.

A parte uno. Che si gode la scena dall'alto delle tribune, fumandosi seraficamente una delle sue Marlboro. Lui è soddisfatto perchè è l'unico, in tutto l'ippodromo, ad avere ricevuto il rimborso.

Come? Facciamo un rewind.

Quando Meracus tagliava per primo il traguardo, il Cobra, che aveva già fiutato in largo anticipo la beffa, era già sotto la lavagna dei bookies con il suo biglietto in mano a prendersi quel rimborso prima ancora che quel cazzo di regolamento assurdo venisse invocato.

Quella sera, in effetti, non sfamò l'appetito.

Ma si salvò, pur sempre, il culo.

E di questi tempi, non è poco.

(White)

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