top of page

I FRATELLI SCOTT

I record si sa sono fatti per essere battuti, ma ce ne è uno che resiste da oltre un secolo e probabilmente resisterà ancora a lungo: il numero di St.Leger di Doncaster riportati da un solo allenatore. Sono 16 le vittorie in carriera riportate da John Scott, ribattezzato il mago del nord nella classica di settembre. Di stanza allo Whitewall Stable a Malton nel nord Yorkshire John Scott assieme al fratello jockey William ha segnato nella prima parte del'800 la storia ippica.

Oltre all'ultima prova della triplice corona i successi di Scott allenatore comprendono 8 Oaks di Epsom, 7 2000 Ghinee, 4 1000 Ghinee e 5 Derby. I numeri si sa annoiano un po’, ma è doveroso dare la dimensione esatta dell'influenza ippica del tempo. Senza considerare che la concorrenza era sempre ben agguerrita e l'ippica era in crescita esponenziale sia come richiamo che come prestigio a tutti i livelli sociali. E pure Scott aveva nella sua yard pensionari di esponenti dell'alta corte assieme al collezionista d'arte John Bowes per il quale riporterà i maggiori successi tra i quali la prima triplice corona nel 1853 con West Australian. The Baron vincitore a Doncaster e successivamente a Newmarket nel Cesarewitch, handicap che all'epoca era traguardo primario di ogni propietario, nel 1845 è uno dei massimi traguardi raggiunti da Scott. The Baron è il padre di Stockwell uno dei capisaldi di ogni tempo dell'allevamento mondiale che in discendenza arriva a Bend Or e a Man O'War. Stockwell nel 1852 è arrivato ad un passo dal diventare il primo vincitore

di triplice stoppato proprio da un pensionario di Scott. Nel derby di quell'anno vinto nel fango da Daniel O'Rourke arrivò solo ottavo, si dice per un ascesso ad un dente.

Il fantino di scudiera era diventato in pianta stabile Frank Butler non solo per la giubba nera di Bowes, ma per tutta la stable di John Scott dal 1848, anno in cui venne a mancare William. William all'anagrafe, ma conosciuto come Bill Scott è stato senza dubbio il più grande e controverso jockey della prima metà del 1800 al cospetto di una concorrenza di prim'ordine che oltre a Butler annoverava pure Nat Flatman, vincitore a ripetizione della classifica jockey istituita nel 1840, ma per qualità di successi leggermente posposto a Scott. Memorabili le sue parole in punto di morte che chiarirono e diedero lustro ad un

personaggio sopra le righe e sotto i riflettori costantemente: "In vita mia non ho mai trattenuto un cavallo, non sono mai andato a letto sobrio e non ho mai baciato una ragazza senza il suo consenso".

Eh si perchè capitava anche che in sella non fosse sempre lucidissimo, ma le sue monte energiche sopperivano talvolta ai residui delle sbornie.

In coppia con il fratello John riportò quattro derby quattro con interpretazioni magistrali. Come nell'edizione del 1835 in sella al debuttante Mundig. In un arrivo a quattro

all'ultimo furlong su un terreno estremo Scott con una monta energica e una visione tattica eccellente riuscì a salvarsi di un niente da Ascot con quattro cavalli sparpagliati su tutta l'estensione della pista senza punti di riferimento. Uno dei migliori arrivi di sempre della classicissima. O come nell'edizione del '43 in

sella a Cotherstone, a detta di Scott il migliore mai montato da lui, che dopo le 2000 Ghinee e il Derby riportati in maniera netta si infranse a Doncaster montato da Butler per un infortunio di Bill. Ma forse il più grande rammarico e successo allo stesso tempo Scott lo ottenne con un cavallo di cui era proprietario e allenato non dal fratello, ma da William Oates: Sir Tatton Skyes. Dopo aver vinto le Ghinee nella primavera del 1846 perse il Derby di un niente per palese mancanza di sobrietà di Scott in sella. Tanto che preparando il St.Leger Oates disegnò due tattiche di corsa differenti a seconda dello stato di Scott prima di salire in sella. Ma in quel giorno di settembre Bill si presentò totalmente sobrio e al massimo delle sue capacità

professionali. Non serve dire come andò

Luca Zavatteri

115 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page